“Il convegno ‘Parlate di Mafia’ che si svolgerà venerdì 21 luglio a Palermo è un evento organizzato dai Gruppi Parlamentari di Camera e Senato di FdI con la collaborazione dell’Ufficio Studi del partito ed è al suo secondo appuntamento. Un anno fa l’Onorevole Sara Kelany ha immaginato, proprio in prossimità del 19 luglio, un momento di riflessione sulla mafia mettendo a sistema tutti i rapporti creati nella normale attività dell’ufficio studi con i rappresentanti del mondo accademico, delle istituzioni ed imprenditoriale”.
L’arresto di Matteo Messina Denaro; la recente sentenza della Corte di Cassazione sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”; l’emergere di nuove aggregazioni mafiose. Apparentemente sembrano tre tematiche distanti tra loro.
Al contrario, invece, sono legate da un filo conduttore, ossia la necessità di pensare a nuovi strumenti per la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, che hanno lentamente mutato forma. Da un approccio stragista, militarizzato ed eclatante, sono divenute più permeanti ed infiltrate subdolamente nella società, soprattutto nei settori imprenditoriali più redditizi.
A questo si lega anche il fenomeno della cosiddetta “mafia digitale”, che utilizza i moderni mezzi di comunicazione e di pagamento, come le criptovalute. Questa smaterializzazione rende più facile muoversi a livello internazionale, con il proliferare di piccoli gruppi stranieri che accrescono la loro influenza in Italia e gruppi italiani che fanno lo stesso all’estero.
Inoltre, la criminalità organizzata ha sempre avuto la capacità di produrre consenso sociale ed un immaginario culturale, che prima trovava maggiore humus in ambiti territoriali più ristretti, in cui era poco diffusa quella che Paolo Borsellino chiamava la “cultura della legalità”, ma che con il tempo è stata in grado di imporre modelli culturali disfunzionali diffusi.
In questo quadro, la domanda che si impone alla nostra attenzione è se ha senso, ancora, approcciarsi al fenomeno delle criminalità organizzate con i metodi ed i sistemi che sino ad ora hanno caratterizzato la lotta alle mafie, tanto sotto il profilo investigativo, quanto giudiziario o se dobbiamo trovare nuove vie, che siano in grado di leggere ed interpretare i nuovi approcci del crimine organizzato.
I giudici del pool antimafia, in particolare i Giudici Falcone e Borsellino, furono in grado di cambiare il paradigma, di adattare i metodi investigativi alle esigenze che il loro tempo imponeva. Oggi, se fossero con noi, cosa ci direbbero?